Dietro i velluti Bevilacqua si cela una storia di tecnica e pazienza tramandata per secoli. Così come ha origini antiche anche il simbolo dei leoni persiani, raffigurato nel velluto a mano forse più significativo per la nostra Tessitura: il velluto soprarizzo Leoni.
Dal filo di seta al velluto a mano Leoni
Il velluto soprarizzo Leoni nasce dai fili di seta, quelli delle 400 bobine del telaio su cui viene prodotto. Dalle bobine, i fili passano attraverso i fori delle schede di cartone collocate al di sopra del telaio permettendo al disegno di formarsi: è questo il grande contributo della geniale invenzione di Joseph Marie Jacquard.
Tra i fili degli orditi usciti dal telaio, la tessitrice infila alcuni ferri sottili per tessere il velluto soprarizzo, che saranno poi rimossi con grandissima precisione. Non sono tutti uguali tra loro: quelli a sezione rotonda serviranno a creare l’effetto del velluto riccio. Altri, invece, presentano una scanalatura attraverso la quale la tessitrice fa scorrere una lametta che taglia i fili della trama, ottenendo il velluto tagliato, più alto di quello riccio. Da qui il nome “soprarizzo” detto anche “sopra-riccio”.
Il velluto tagliato e il velluto riccio possono essere distinti anche grazie al loro colore: anche se ottenuti con lo stesso filato, il primo è più scuro perché il pelo tagliato assorbe la luce, mentre il secondo è più chiaro perché la riflette.
Altrettanta attenzione, però, deve essere posta al telaio: in quanto risalente al Settecento, non è veloce quanto le macchine moderne. Non lavora senza sosta, ma deve essere spesso ricaricato e ricalibrato: non c’è da stupirsi se il massimo a cui si arriva sono 30 cm di tessuto in più rispetto al giorno precedente. Ma, anche se lento, il frutto della tradizione artigianale è sempre unico.
Il significato dei Leoni Persiani in uno stemma
Il disegno di velluto ha un significato profondo: due leoni sono posti ai lati di un albero della vita.
Il leone è un antico simbolo di potere per molte culture, già riconosciuto durante l’Età della Pietra. La sua forza ne ha fatto l’emblema di faraoni, sovrani della Mesopotamia e casate medievali, ed è stato rappresentato su palazzi, dipinti e come motivo per tessuti.
In questo caso è la figura che custodisce e difende l’albero della vita ed è quindi messo a protezione della vita stessa. Per gli antichi Persiani l’albero della vita, che fa la sua comparsa in Mesopotamia nel IX secolo a.C., porta tutti i semi degli alberi della terra; nella mitologia nordica è Yggdrasil, l’albero che regge i mondi; per i cristiani è la croce di Cristo.
Tutte queste rappresentazioni hanno qualcosa in comune: l’albero della vita compare quasi sempre tra due figure, umane, mostruose o animali, che lo guardano ammirate o lo proteggono. Da Siria e Palestina, a Persia e Turchia e, infine, a Venezia.
Questo il percorso che ha portato un motivo così esotico dal Medio Oriente fino all’Italia, attraverso il commercio della seta, diventando anche il disegno di uno dei nostri più preziosi velluti soprarizzo e il logo della Tessitura Bevilacqua nel 2005. Un simbolo interculturale e senza tempo, che nel raffigurare la difesa della vita simboleggia anche la tutela delle sue fondamenta: le tradizioni, anche quelle artigianali.