Il Museo della Moda e delle Arti Applicate di Gorizia ha cambiato veste: il vernissage del 28 Marzo scorso ha aperto il sipario sulla rinnovata sistemazione, ispirata al mondo del teatro, del Museo al numero 13 di Borgo Castello, sulle sue due nuove sale e sul restauro di alcuni dei suoi abiti antichi. Uno spettacolo per riscoprire lo splendore dell’Ornamento scintillante. Ma non solo.

Il nuovo Museo della Moda di Gorizia

L’Ornamento scintillante è quello della mostra che ha accompagnato l’inaugurazione, e tra strass, perline di vetro e paillettes, lo scintillio illumina il percorso dei visitatori dagli abiti da sera di fine Settecento a quelli degli anni Venti del Novecento. Per scoprirli si passa letteralmente da un palco all’altro, giungendo infine alla sala multimediale.

Museo della Moda Gorizia | Tessitura Bevilacqua

Alcuni degli abiti esposti nel Museo

Il nuovo allestimento del Museo della Moda, uno dei pochi di questo genere in Italia, è stato reso possibile dai finanziamenti europei del progetto Open Museums. Progettato da Raffaella Sgubin, Sovrintendente ai Musei Provinciali di Gorizia e storica del costume, che ha collaborato con Roberta Orsi Landini e Thessy Schoenholzer Nichols, esperte di storia del tessile e del costume, con allestimento dell’architetto Lorenzo Greppi.

La collezione del Museo della Moda

Tra gli abiti esposti, ci sono anche quelli di Margaret Stonborough Wittgenstein, amica di Sigmund Freud, ma forse più nota come sorella del filosofo Ludwig Wittgenstein e per essere stata ritratta, in abito nuziale, da Gustav Klimt nel 1905. I suoi abiti esposti, però, risalgono agli anni Venti, gli Anni ruggenti che si riflettono nei loro colori forti, in seta nera e verde smeraldo.

Questo Museo, quindi, mira a conservare testimonianza dell’importanza della produzione serica a Gorizia tra Settecento e Ottocento, negli abiti, ma anche in calzature, borse, cappelli, ombrellini e tutto ciò che parla di moda.

Un gusto retrò, come quello che caratterizza le produzioni di Dolce & Gabbana, ai quali Bevilacqua ha fornito, nel 2000, velluti e un lampasso, basandosi su documenti degli archivi storici dell’azienda. Anche i tessuti, insomma, rappresentano un patrimonio culturale che, secondo Gianni Torrenti, Assessore alla Cultura del Friuli Venezia Giulia, non deve andare perduto.

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