In dialetto veneziano, lo sghiribisso è uno “sghiribizzo”, un’idea improvvisa, a volte bizzarra, e di sicuro inaspettata. È questo il nome che Patrizia Polese, artista tessile, ha voluto dare ad una delle sue più recenti creazioni: una lampada, la cui ispirazione nasce dall’incontro con i nostri tessuti. Vi racconterà lei stessa come.
Una lampada di velluto dal design moderno e unico
Un paralume in velluto non è certo una novità per il mondo dell’arredo, sebbene nessuno abbia mai usato uno dei nostri velluti per questo scopo. O, almeno, fino all’OltreDesign Festival dello scorso maggio, un evento svoltosi a Treviso e durante il quale il nostro Amministratore Delegato, Alberto Bevilacqua, è entrato in contatto con Patrizia Polese.
«Tutto merito di Alda Buzzetto, Presidente di OltreSegno, l’Associazione Culturale che organizza il Festival», ha spiegato Patrizia Polese. «È stata lei ad organizzare l’incontro tra me e il dottor Bevilacqua e a permettermi di intervistarlo durante OltreDesign. In quell’occasione, il dottor Bevilacqua ha fornito all’organizzazione uno dei velluti prodotti dalla Tessitura, che io ho avuto il permesso di utilizzare su una lampada alla quale stavo pensando da tempo».
Ma come è nata Sghiribiss?
«Qualche tempo fa, sono capitata in un negozio in cui stavano eliminando una gran quantità di reggette – i sottili nastri metallici usati per chiudere i pacchi, NdA. Le ho recuperate e piegate secondo una tecnica di mia invenzione, che prevede la costruzione in 3D del filo metallico. La forma della lampada è perciò il risultato delle caratteristiche tecniche del materiale stesso. Un aiuto fondamentale è arrivato dallo studio Donner Sorcinelli Architecture, con il quale ho progettato tutte le versioni della lampada: sospensione, piantana, da terra, da parete e da tavolo. Tutto il progetto era però rimasto in sospeso fino a quando non sono venuta in possesso del tessuto».
Usarlo, però, si è rivelato più arduo del previsto:
«Non nascondo che ho avuto un certo timore nel tagliare una stoffa così preziosa! Ho trovato però un altro aiuto prezioso, in un’artigiana che realizza applique, assieme alla quale sono riuscita a tagliare ed applicare le strisce di tessuto sulla struttura della lampada a sospensione».
Come nasce un’artista tessile
Come molte altre delle opere di Patrizia Polese -alcune delle quali le trovate alla fine dell’articolo -, anche Sghiribiss è frutto della “tessitura tridimensionale”.
«La tessitura tridimensionale parte da una sorta di dima sulla quale creo il primo intreccio, con i materiali da me scelti. Sopra di esso realizzo poi i successivi intrecci, ottenendo così sculture di dimensioni anche molto grandi, come Present, che misura 2×2 metri, o più contenute, come Iris».
Perché ha scelto proprio questo tipo di arte?
«Ho sempre avuto una certa inclinazione verso i tessuti: ho studiato in una scuola di arazzo di Milano, dopo aver lavorato a lungo come restauratrice. Anche durante gli studi, ho esplorato il vuoto e la tridimensionalità, impiegando materiali molto plastici. La scelta della scuola di arazzo è stata molto istintiva ma, mentre la frequentavo, ho capito che la mia decisione affondava in realtà le sue radici nella mia infanzia, che ho vissuto circondata dai fili. Vi faccio un esempio: uno dei materiali che uso per le mie opere è la sisal, che scelsi per la prima volta in modo istintivo, rendendomi però poi conto che era stato il suo odore ad attirarmi. Si tratta di una fibra che si usa per legare i fasci di frumento, perciò il suo profumo mi ha rimandato alla mia infanzia in campagna. Le stesse sensazioni le provo quando entro alla Tessitura Bevilacqua: mi lascia sempre senza parole, è un’esperienza sensoriale totalizzante. Per me è quindi un grandissimo onore poter utilizzare i loro tessuti»
Ha qualche altro progetto in mente con i tessuti Bevilacqua?
«Proprio in questo periodo sto lavorando alle altre versioni di Sghiribiss, usando i tessuti forniti dalla Tessitura Bevilacqua, che cerco di valorizzare al massimo. Credo però che si adattino a moltissimi progetti, anche di tipo artistico, e questo è uno dei modi per legare un prodotto così antico alla contemporaneità, come la Tessitura stessa cerca di fare».
Photo credit: Massimo Poldelmengo