La chiesa di San Giovanni Grisostomo a Venezia ha un legame con i tessuti non soltanto per i velluti soprarizzo prodotti da Bevilacqua e appesi ad alcune sue colonne in certe festività, ma anche per un certo mercante, che le sue stoffe le importava dall’Estremo Oriente e che qui aveva la sua casa.

La storia della chiesa di San Giovanni Grisostomo

San Giovanni Grisostomo | Tessitura Bevilacqua

La chiesa di San Giovanni Grisostomo

La chiesa di San Giovanni Crisostomo fu costruita nel 1080 nel sestiere di Cannaregio. “Crisostomo”, l’appellativo dato a questo dottore della Chiesa e Patriarca di Costantinopoli, nato ad Antiochia e vissuto tra la metà del IV secolo e il 407, significa “bocca d’oro”, ed era riservato a chi aveva particolari doti di eloquenza.

Quella che oggi potete vedere, poco distante dalla chiesa dei Santi Apostoli e dietro al Teatro Malibran, però, non è la chiesa originale, bensì la sua ricostruzione, realizzata, tra il 1485 e il 1494, da Mauro Codussi (1440-1504) e dal figlio Domenico.

La ragione della ricostruzione è che la chiesa fu distrutta da un incendio nel 1475, talmente vasto da bruciare anche alcune case della zona. Comprese quelle di Marco Polo che abitava in quella che, ancora oggi, si chiama “Corte seconda del Milion”, e dove si possono ammirare, oltre agli edifici cinquecenteschi, alcuni archi, barbacani e patere del XIII secolo, ossia dell’epoca di Marco Polo.

Motivi dei tessuti per tendaggi classici

Durante alcune festività, le colonne di San Giovanni Grisostomo vengono decorate con alcuni velluti tessuti da Bevilacqua intorno agli anni Trenta. Il motivo è rosso su fondo giallo dorato e raffigura coppie di aquile affrontate e appollaiate su steli, a guardia di una coppa contenente margherite e fiori di loto e intervallate da corone attraversate dagli steli.

Le figure sono le stesse dei tessuti per l’araldica italiani del XVI e XVII secolo. L’aquila, infatti, uccello sacro a Zeus, è simbolo di potenza e vittoria, ma anche di regalità e divinità. Lo stesso vale per la corona: fin dall’antichità, incoronare qualcuno significava consacrarlo agli dei; quindi ai sovrani veniva posta una corona in testa per ricordare loro che la regalità veniva da Dio. Come l’aquila, la corona indica vittoria e gloria e divenne per questo il primo simbolo della santità.

Il loto, invece, è il simbolo di nascita e rinascita e la capacità dell’anima di aspirare alla perfezione divina. Inoltre, è associato anche alla purezza, come la margherita che, nei dipinti medievali, simboleggia spesso l’innocenza di Gesù Bambino e, nei secoli successivi, la purezza di mente e anima dei santi.

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