C’è stato un tempo in cui la moda non era come la conosciamo oggi. Alcuni pionieri del fashion, veri e propri artisti, hanno contribuito a rivoluzionarla. Vi raccontiamo la storia di una di loro, Roberta di Camerino, e della grande collaborazione nata con la nostra Tessitura. 

Una veneziana immersa nella bellezza

Il vero nome di Roberta di Camerino era Giuliana Coen, ed era veneziana, proveniente da una ricca famiglia ebrea. La sua condizione agiata si rifletteva anche nei suoi abiti, che andava ad acquistare con la mamma a Parigi, da Chanel e Dior. E tra i ricordi di quando era bambina, ritorna spesso la mamma quando, con grande stile e naturalezza, sceglieva colori ed accessori per le sue mise, riuscendo sempre a creare abbinamenti originali e di grande eleganza.

Lei stessa si ritrovava spesso ad ammirare affascinata i colori che nascevano dai riflessi della luce sulle acque dei canali veneziani, imprevedibili, meravigliosi e mutevoli. Un’esposizione alla bellezza e al buon gusto estetico che aiutò Giuliana a coltivare ed affinare nel tempo il suo innato talento creativo. 

La svolta creativa

Nel 1943, poco più che ventenne, a causa delle leggi razziali imposte dal regime fascista, Giuliana deve lasciare Venezia con la sua famiglia per rifugiarsi a Lugano, in Svizzera. È proprio lì che, un po’ per caso e un po’ per necessità, comincia a realizzare artigianalmente le sue prime borsette. Ma non ne è soddisfatta, le sente prive di vita, noiose, incapsulate negli stereotipi e nella tradizione del tempo che voleva la borsa come un mero accessorio di utilità, che doveva abbinarsi al colore dell’abito e delle scarpe.

Non è quello che le dice il suo istinto creativo e per questo decide di rompere gli schemi, dare finalmente anche alle borse la meritata importanza, donando loro una propria personalità. Prima di tutto il colore: dovevano essere tinte vivaci e con accostamenti inusuali. La borsetta doveva essere sfoggiata come un oggetto bello in sé.

È il 1945, la guerra è finita e Giuliana torna in Italia. C’è tanta voglia di nuova energia e di lasciarsi il grigiore degli anni bui alle spalle e le sue creazioni sono una rivoluzione, con un riscontro entusiasmante.

Ma la vera svolta avviene qualche anno più tardi.

Un americano a Venezia

Le borse di Giuliana, ora Roberta di Camerino, hanno fatto breccia anche tra la stampa di settore.  La rivista di moda “Bellezza”, che al tempo informava anche il pubblico internazionale sulle tendenze della nascente moda italiana, pubblica due pagine a colori con le borse di Giuliana. Ed è proprio attraverso questa rivista che negli Stati Uniti anche Stanley Marcus, presidente dei grandi magazzini del lusso Neiman Marcus, si accorge di lei e porta le rivoluzionarie borse Roberta di Camerino negli USA.

Stanley è un uomo molto acuto, intelligente, dal temperamento creativo e informatissimo. In occasione di un viaggio a Venezia, chiede a Giuliana di accompagnarlo a visitare la nostra Tessitura, con i suoi magici telai antichi, famosa per gli splendidi velluti che al tempo confezionavamo prevalentemente per il Vaticano. Desidera studiare nuovi tessuti per preziosi abiti da sera. Ma quando arrivano nel laboratorio e vedono i velluti soprarizzo fatti a mano hanno una rivelazione: il velluto sarebbe stato il tessuto della nuova borsa di Roberta di Camerino.

Stanley Marcus e Roberta di Camerino

Roberta di Camerino (prima a destra) premiata al Neiman Marcus Award del 1956 con Stanley Marcus (secondo da sinistra)

Velluti veneziani per la borsa Bagonghi

È il 1950 e tra Giuliana e Giulio Bevilacqua nasce una stretta e duratura collaborazione. La Tessitura è la prima azienda che collabora con Roberta di Camerino per le forniture di materiale e la realizzazione dei suoi prodotti di lusso. L’entusiasmo è altissimo: ci sono nuovi colori e nuove fantasie da sperimentare, in un processo creativo che parte da Giuliana ma che coinvolge tutti i collaboratori della Tessitura.

Giuliana trascorre ore a studiare gli abbinamenti dei colori e a come utilizzare il nuovo tessuto, finora inesplorato per le borse, ma che la affascina per le calde tonalità che conferisce ai colori grazie al suo morbido pelo di seta. Conosce la qualità e preziosità del lavoro artigiano e, servendosi di antiche tecniche produttive dà vita a qualcosa di moderno e classico allo stesso tempo, riuscendo a far conoscere ed apprezzare in tutto il mondo il velluto soprarizzo veneziano.

Si tratta di un velluto realizzato a mano, a due livelli di pelo, uno alto liscio e uno alla base, formato da ricciolini di seta, che riflettono la luce in modo diverso, donando al tessuto una ricchezza cromatica e una consistenza materica uniche. Come unica è la sua produzione, lenta e meticolosa, in cui solamente 30 cm vengono realizzati ogni giorno, e per questo ancora più prezioso.

Giuliana cavalca la sua ispirazione e vuole abbellire la sua nuova borsa con cinturini, fibbie, passanti, ma teme di appesantirla con troppi orpelli. È allora che le viene un’altra idea straordinaria: ci saranno queste decorazioni, ma inglobate nel tessuto come disegni, creando sul velluto dei trompe l’oeil, che diverranno uno dei suoi elementi distintivi. Ed oggi rimangono ancora, a testimonianza di quel lavoro, campioni di velluto, prove di disegni e di abbinamenti cromatici, nel nostro archivio.

Nasce così la mitica borsa “Bagonghi” in velluto Bevilacqua.

Galleria di immagini tratte da “Roberta di Camerino – Introduzione” di M. Stangherlin

La borsa amata dalle star

La forma della borsa Bagonghi si ispira alle borse da dottore, con velluti realizzati appositamente dalla Tessitura Bevilacqua. Alcuni a mano, alcuni soprarizzo, con disegni originali e con abbinamenti di colore tanto insoliti quanto straordinariamente belli. La borsa Bagonghi è forse la prima it bag, un accessorio davvero iconico che ha avuto un successo mondiale strepitoso. Amata e indossata dalle star e da celebrità come Grace Kelly, che apparve su una famosa copertina della rivista Europeo del 1959 con in mano la sua favolosa Bagonghi, ma anche Liz Taylor, Gina Lollobrigida, Isabella Rossellini, Farrah Fawcett e, più recentemente, Madonna.

Bagonghi in velluto Bevilacqua

Una borsa Bagonghi in velluto Bevilacqua

Grace Kelly e la sua Bagonghi

Grace Kelly e la sua Bagonghi sulla copertina della rivista L’Europeo del 1959

Roberta di Camerino protagonista di una tesi di laurea

Il fascino di Giuliana Cohen e i suoi successi hanno ispirato Matilde Stangherlin, studentessa dello IUAV di Venezia, nella facoltà di Design della Moda e Arti Multimediali. Matilde, nata e cresciuta a Venezia, ha scoperto il marchio Roberta di Camerino e si è sorpresa nel constatare che un brand che ha influenzato alcune delle più famose case di moda internazionali e che aveva conosciuto un passato di grande splendore fosse caduto nell’oblio. Di conseguenza, ha intrapreso un’approfondita ricerca trasformandola nella sua tesi di laurea intitolata “Roberta di Camerino – Introduzione”.

Non solo per raccontare la sua storia, ma anche per approfondire il contesto sociale e culturale in cui Giuliana è nata e cresciuta, e per comprendere quali influenze abbiano avuto su di lei. A tal fine, Matilde ha fatto ricorso alle testimonianze di coloro che hanno lavorato con Giuliana Cohen, come la famiglia Bevilacqua.

Venezia, la cornice dell’ascesa di Roberta di Camerino, viene descritta come una società isolata e auto-referenziale, in cui la limitata estensione geografica e un certo isolamento conducono a comportamenti pro-sociali. I veneziani si conoscono tra di loro, ricordano i propri concittadini che hanno raggiunto una certa notorietà e non hanno dimenticato Roberta di Camerino, che ha avuto un ruolo rilevante non solo nell’ambito della moda italiana, ma anche internazionale.

È stata motivo di orgoglio per Venezia, offrendo un prodotto e un’immagine di raffinatezza legata alla città, frutto della sua creatività e capacità di innovazione. Roberta di Camerino ha avuto anche un impatto economico sulla sua città. Negli anni ’80, infatti, l’azienda contava circa 250 dipendenti tra uffici e produzione, con un ulteriore gruppo di terzisti che collaboravano col marchio.

Per questo Matilde ha desiderato restituire a questo marchio storico una parte del suo meritato splendore, nella speranza che possa riacquisire l’antico prestigio con un progetto fedele allo spirito di Giuliana Coen. Per lei, l’eleganza non era semplicemente una questione di denaro, ma di stile e qualità, valori intrinseci garantiti dalla conoscenza artigianale che Roberta di Camerino ha diffuso in tutto il mondo attraverso le sue creazioni.

Galleria di immagini da “Roberta di Camerino – Introduzione” di M. Stangherlin

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