Questa volta prendete un’altra strada per tornare da San Marco, e fate in modo di passare per Campo Santa Maria Zobenigo, perché ci troverete una sorpresa.
La storia di Santa Maria Zobenigo o del Giglio
È dalla chiesa che partiremo, perché è qui che ha inizio questa sorpresa di Venezia. Santa Maria Zobenigo sorge nel X secolo, ma viene distrutta da due incendi. Come avvenuto per un altro edificio a due passi da questo, il Teatro La Fenice, i Veneziani la ricostruiscono, nel XVII secolo, ma a navata singola e con una facciata celebrativa.
Per secoli, la Repubblica di Venezia non ne vuole sapere di facciate encomiastiche. Ma già nella seconda metà del Cinquecento cambia idea, come testimonia, per prima, la chiesa di San Zulian. A finanziare il fronte di Santa Maria del Giglio è Antonio Barbaro, Provveditore generale in Dalmazia, la cui statua si erge sopra il portone, fiancheggiata da Onore e Virtù, e sotto quelle dei suoi 4 fratelli, Gianmaria, Marino, Francesco e Carlo.
Una facciata degna di una famiglia nobile, insomma. Ma l’interno non è da meno.
Velluti per arredamento dentro e fuori Santa Maria del Giglio
Accanto a quadri preziosi – tra cui l’unico di Rubens a Venezia, la Madonna col Bambino e San Giovannino – a decorarla sono, però, anche due velluti per arredamento soprarizzo di Bevilacqua, acquistati negli anni Trenta del Novecento e che hanno in comune la varietà di fiori raffigurati. Il velluto che riveste le colonne di uno degli altari ha un motivo verde, rosa e viola su fondo beige, con al centro un vaso con foglie e rose, margherite, garofani e peonie. Quello sui troni dorati del XVI secolo, invece, ritrae uccelli e fiori in rosso violaceo su fondo giallo.
E la famosa sorpresa? Eccola: il campanile della chiesa fu abbattuto nel 1775 perché inclinato e pericoloso per gli edifici vicini. Si tentò di riprenderne la costruzione più tardi, ma senza successo: oggi, accanto alla chiesa si trova, quindi, una struttura quadrata e bizzarramente più bassa delle altre. Che contiene un negozio Bevilacqua!