Lo sfarzo e l’ostentazione della ricchezza sono sempre stati utilizzati come simbolo di potere. Consuetudine che a Venezia riguardava sia i nobili che i mercanti e che raggiunse il suo apice nel  XV e XVI secolo. Gli arredi dei palazzi privati, i paramenti liturgici, gli abiti sia maschili che femminili ed i gioielli, sfoggiavano un’opulenza che, negli altri stati italiani, solo i principi potevano permettersi. Questo nonostante le leggi suntuarie che cercavano in tutta Italia di limitare le spese per il lusso ma che, a Venezia, venivano spesso ignorate.

 

Tessuti per arredi sontuosi

Queste norme, seguite per lo più per i ricchi ornamenti femminili, venivano eluse quando si trattava di abbellire le abitazioni private.

Storici e viaggiatori dell’epoca testimoniano della grandezza di case e palazzi di famiglie nobili veneziane. Il diplomatico boemo Leo de Rozmital, in missione a Venezia nel 1466, rimase stupito dalla ricchezza degli ambienti in cui soggiornò.  Racconta di una camera del valore stimato di 24.000 ducati d’oro (i cosiddetti zecchini) che aveva il pavimento di alabastro, il soffitto d’argento dorato, le lenzuola ricamate con filato d’argento e cuscini ornati di perle e pietre preziose.

Nel 1476 venne emanato un decreto che proibiva di superare la spesa di 150 zecchini per adornare una stanza, somma che corrisponde a circa 25.000 euro attuali. Inoltre vietava esplicitamente l’utilizzo di: lenzuola e federe di seta, ricamate d’oro e d’argento e abbellite con perle e gemme; cuscini ornati con gioielli; coperte e tappezzerie di panno in filati preziosi, di broccato, di raso e velluto. Consentiva invece tessuti di seta più semplici, privi di ricami.

Ma, nonostante questi divieti, le abitazioni diventavano sempre più sfarzose. Era molto apprezzato il velluto di seta, soprattutto controtagliato e soprarizzo, con il quale si ricoprivano le sedie, si creavano tendaggi, si confezionavano cuscini da sistemare sugli scanni lungo le pareti, alla moda orientale, ossia come si usava negli harem. Esisteva la consuetudine di dare un nome alle stanze a seconda delle tappezzerie che le ricoprivano: c’erano così la stanza del velluto soprarizzo, quella degli arazzi o quella d’oro.

Il velluto rappresentava uno status symbol e nella seconda metà del ‘400 erano molto in voga velluti policromi con elementi decorativi persiani e turchi. Nello stesso periodo si ingigantiscono i volumi dei disegni, i cui contorni sono evidenziati dalle diverse altezze del pelo e illuminati da filati in metalli preziosi.

Tessuti per abiti principeschi

A Venezia, molte leggi regolamentavano anche la produzione e l’importazione di tessuti, in particolare dei più pregiati come il velluto di seta. I secoli XV e XVI sono il periodo di massimo splendore dell’arte tessile a Venezia e del protezionismo: lo scopo era quello di mantenere un’altissima qualità del prodotto locale e proteggerlo dalla concorrenza straniera. I cittadini veneziani non potevano così indossare abiti confezionati con stoffe provenienti dall’estero e la pena consisteva nel rogo pubblico, a Rialto, degli abiti e tessuti incriminati.

Contemporaneamente, le numerose leggi suntuarie cercavano di contenere il lusso per gli abiti, limitandone l’ampiezza, la lunghezza dello strascico, le tipologie di filato e le pietre preziose utilizzati per confezionarli. Per la loro applicazione esistevano guardie ad hoc che potevano fare ispezioni in abitazioni private e raccogliere denunce. In particolare, erano colpite le donne, ma queste riuscivano spesso ad eludere elegantemente le disposizioni, ad esempio con spille che nascondevano il lungo strascico nelle situazioni a rischio.

Tuttavia, anche per l’abbigliamento, la ricca e libera Venezia non era così ferma nel seguire questi divieti. Un’importante testimonianza ci viene dal “Le memorie della famiglia Freschi”, libro oggi custodito nella Biblioteca Marciana, che mostra la foggia dei lussuosi abiti dell’epoca.

Le tipologie di tessuto utilizzate variano a seconda della stagione con preferenza per i damaschi in estate e velluti, soprattutto controtagliato e soprarizzo, in inverno. Il velluto è uno status symbol anche nell’abbigliamento, grazie alla profondità e preziosità del decoro ottenuto con le particolari lavorazioni, come ad esempio quello utilizzato per la toga dei senatori e procuratori della repubblica.

“Memorie della Famiglia Freschi” – illustrazione

Al giorno d’oggi, pur riflettendo il gusto e le mode attuali, questi tessuti unici e preziosi rimangono un elemento di distinzione, sia per arredi che per creazioni di alta moda. Le tecniche di tessitura e l’altissima qualità sono rimaste le stesse, perché non vada persa questa antica tradizione artigianale.

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