Lo scorso 17 Giugno, a Padova, è stata presentata una rete d’imprese che è riuscita a ridare vita alla produzione di seta in Italia. La Rinascita della Via della Seta, questo il suo nome, è un progetto co-finanziato dalla Regione del Veneto e nato nel 2014 dall’idea di un’azienda di Vicenza, la D’orica, tre cooperative sociali – la Campoverde di Castelfranco Veneto, la Ca’ Corniani di Monfumo (TV) e il Cantiere della Provvidenza di Belluno –, e dalla collaborazione con il CRA-API di Padova, centro di prestigio mondiale per la gelsibachicoltura.

Ma cosa ha innescato la creazione di questa rete? E qual è il suo scopo?

La situazione della produzione della seta in Italia

Come emerso durante la conferenza, tra gli anni Cinquanta e Settanta Veneto e Friuli erano i maggiori produttori italiani di seta greggia. Ma durante gli anni Sessanta la produzione di seta ha cominciato ad essere spostata in Paesi con un basso costo della manodopera, soprattutto in Cina.

Il risultato? Ormai è da più di 50 anni che l’Italia non è più produttrice di seta 100% made in Italy. Ma anche in Cina le cose stanno cambiando, ha spiegato Silvio Faragò, Direttore della Divisione Stazione Sperimentale per la Seta di Milano. Le popolazioni rurali, infatti, stanno abbandonando le attività agricole tradizionali – e quindi anche la coltivazione dei bachi da seta – a favore di quelle industriali. Questo significherebbe spostare la produzione nelle regioni meridionali, con un livello di industrializzazione basso.

Ma sia gli operatori italiani che quelli cinesi hanno riconosciuto “la perdita di sostenibilità sociale e civile dell’attuale modello agro-industriale di produzione della seta greggia”, che ha sì reso disponibile la seta a basso costo, ma ha anche impedito qualsiasi innovazione nel campo della sericoltura.

Tecnologia, filiera etica e antichi saperi dell’arte serica

Per questo è nata la Rinascita della Via della Seta: per riorganizzare tutto il ciclo della seta e fare in modo che ogni sua fase, dalla coltivazione del gelso all’allevamento dei bachi, sia italiana. Solo in questo modo, infatti, i manufatti – in questo caso i gioielli in oro e seta della D’orica – potranno essere davvero 100% made in Italy.

A partire dai bachi stessi, perché il CRA-API è una banca genetica unica in Europa occidentale, con 200 razze di bachi da seta e 60 varietà di gelso, che fornisce agli allevatori le uova.

Ma non solo. La seta usata per i gioielli D’orica è stata prodotta dalle tre cooperative sociali del progetto, diventando quindi un’occasione di “occupazione e inclusione sociale”. Garantendo il giusto compenso a tutte le persone coinvolte, dalla coltivazione al prodotto finito.

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