Il progetto di cui stiamo per raccontarvi vi porterà lontano nel tempo, alla scoperta di una tradizione preziosa nel mondo dei gioielli. I suoi protagonisti sono alcuni tessuti per pareti, utilizzati per rivestire tre delle sale del Museo Fabergé di San Pietroburgo.

Cuore di questa collezione sono le Uova più preziose al mondo, quelle create dal gioielliere più famoso di Russia, ma tutto ciò che contiene ha un valore unico.

La nascita del Museo Fabergé

Tutto ebbe inizio dal  palazzo in cui il Museo sorge: il Palazzo Shuvalov è una dimora nobiliare settecentesca, collocata in riva al Fontanka, un affluente della Neva. Lo scopo di Viktor Vekselberg – il magnate che ha ideato il progetto – era infatti quello di trasformarlo in un museo per ospitare oggetti di valore storico e culturale russi venduti dal governo sovietico negli anni Venti e Trenta.

Ed è così che oggi qui si trovano più di 4.000 opere d’arte, tra quadri e oggetti d’oro, d’argento, di porcellana e di bronzo. Ma soprattutto nove delle 52 Uova imperiali create da Peter Carl Fabergé per gli due ultimi zar di Russia.

Per ospitare questo patrimonio storico, Vekselberg ha scelto uno splendido palazzo neoclassico, che aveva però bisogno di un restauro. Che non lo avrebbe trasformato in un nuovo tipo di edificio, ma riportato allo splendore delle sue origini.

I broccatelli Bevilacqua del Museo

Tra gli elementi da sostituire c’erano i tessuti utilizzati per rivestire le pareti. Quelli originali erano di seta, ma ormai rovinati dal tempo: il palazzo è stato sempre utilizzato, anche dopo la Rivoluzione d’Ottobre, ma in 200 anni non ha mai visto un restauro completo come quello iniziato nel 2006 e terminato nel 2013.

In tre delle sale del Museo, i tessuti che coprivano le pareti erano dei broccatelli: tessuti di seta e lino con grandi disegni a rilievo, come il broccato, ma molto più leggeri di quest’ultimo. Il che li rende perfetti per tappezzerie e arredi.

Quelli forniti dalla Tessitura Bevilacqua per questo progetto hanno tre colori diversi, ma sono tutti ignifughi, per garantire la conservazione sia del tessuto, sia dei preziosi arredi e oggetti d’arte che popolano il Museo Fabergé. Tra cui le Uova imperiali.

Il cuore del Museo: le Uova imperiali di Fabergé

La tradizione delle Uova Fabergé era stata inaugurata dallo zar Alessandro III che, per la Pasqua del 1885, regalò alla moglie Maria Fëdorovna un uovo-gioiello con una sorpresa speciale: una gallina color oro che conteneva a sua volta una miniatura della corona imperiale. La zarina apprezzò il dono così tanto che quel dono pasquale commissionato a Fabergé divenne una vera tradizione da ripetere ogni anno. Dopo la morte di Alessandro, il figlio Nicola II continuò l’usanza, donando un uovo alla madre e uno alla moglie Alessandra, fino al 1917.

Decorate con gioielli e pietre preziose, le Uova erano frutto dell’immaginazione di Fabergé e della maestria dei suoi artigiani, che curavano ogni dettaglio sia del guscio, sia della sorpresa. Come quella contenuta nell’Uovo dell’incoronazione (1897): una replica, lunga 9,4 cm, della carrozza usata da Alessandra il giorno dell’incoronazione.

Le 52 Uova sono oggi sparse per il mondo, e le nove conservate nel Museo appartenevano all’editore americano Malcolm Forbes e sono state acquistate da Vekselberg nel 2004.

Foto: © Fabergé Museum

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