Tra i velluti tessuti a mano, questo è il più complesso che abbiamo mai prodotto, dalla preparazione del telaio alla tessitura vera e propria. Ecco la storia del velluto soprarizzo che abbiamo creato per il Cremlino di Mosca, della fatica che ha richiesto e della soddisfazione che ha portato.
La preparazione del telaio
Quando ci è stato commissionato questo tessuto per arredamento – più precisamente per rivestire alcune sedie – non sapevamo se ce l’avremmo fatta. Non avevamo un telaio pronto per affrontare una sfida del genere.
Il modello mostratoci dai committenti era un disegno francese di 250 anni fa, simile al nostro velluto Grottesche, che vedete qui accanto. L’unico problema? Il telaio usato per produrlo non era più in attività da ormai 50 anni.
I nostri tecnici hanno dovuto davvero spremere le meningi per capire come impostare la macchina, le schede forate per il telaio Jacquard e i rocchetti dei fili.
Risolto questo problema, le tessitrici hanno dovuto armarsi di santa pazienza: pur essendo i colori soltanto 2 – verde e giallo -, dovevano collocare sul telaio ben 16.000 fili. Perché così tanti? Lo potete capire guardando le foto del velluto finito: il disegno è estremamente complesso, per questo richiede così tanti fili.
Non c’è da stupirsi che ci siano voluti 6 mesi prima che potessimo anche solo cominciare a tessere.
La produzione di tessuti di seta complessi
Anche la produzione di questo velluto soprarizzo è stata un’eccezione, per la nostra tessitura: è stato l’unico caso in cui due tessitrici hanno lavorato sullo stesso telaio contemporaneamente.
Normalmente, infatti, ad ogni tessuto lavora una sola tessitrice, impostando il telaio in base alla propria forza, alla lunghezza del suo braccio e alla tensione della quale ha bisogno per i fili.
Il velluto per il Cremlino, però, aveva talmente tanti fili che ogni volta che la tessitrice premeva il pedale che li muoveva doveva abbassare un peso di 30 kg. Nessuno sarebbe in grado di farlo per 8 ore consecutive. Quindi a questo telaio si sono alternate 2 tessitrici, con un modo di lavorare il più possibile simile.
Il risultato è qualcosa che continua a stupirci ancora oggi: non solo per l’altezza del pelo, il disegno elaborato o i giochi di colore che crea quando lo si accarezza – passando da giallo e verde a marrone -, ma anche perché sappiamo quanto lavoro ha richiesto.