Esiste una tradizione antichissima, legata alla tessitura, che desideriamo preservare e far rivivere: quella dei tessuti con fili d’oro. Vi sveleremo la loro storia e illustreremo il motivo per cui questo nobile ramo della produzione tessile veneziana è ancora vivo.

Caratteristiche dei tessuti auroserici e cenni storici

Si chiamano “auroserici” quei tessuti preziosi per arredamento e abiti prodotti tessendo assieme fili di seta e fili d’oro, o d’argento.

Di antichissima origine (alcune fonti la fanno risalire alla Grecia dell’XI secolo) la tessitura auroserica arriva a Venezia nel Trecento, grazie ai commerci con l’Oriente, e raggiunge un livello altissimo soprattutto nel Seicento, tanto che i mercanti della Serenissima la esportavano in Germania e in Oriente, dov’era alta la domanda di stoffe di lusso. Anche altri Stati italiani, alla fine del Trecento, producevano questi tipi di tessuti pregiati: il Ducato di Milano e le Repubbliche di Genova, Firenze e Lucca.

Diverse testimonianze raccontano della tradizione veneziana legata a questi tessuti preziosi. Una legge del 1366, che vieta l’importazione di stoffe auroseriche, attesta che “ars vellutorum et pannorum auri et settae sint multum aucta et continue augeatur”, ossia che la produzione di velluti e di stoffe auroseriche era in costante ascesa.

Nel 1370 fu ordinato che nessun schiavo potesse apprendere l’arte della tessitura o lavorare con tele, velluto e tessuti d’oro. Venezia, infatti, esercitava un forte controllo per assicurare la perfezione e qualità dei suoi tessuti. Per praticare l’arte della seta, gli artigiani dovevano superare alcune prove che ne dimostrassero sia la capacità di allestire il telaio e utilizzarlo, che la bravura nel tessere il velluto.

Anche l’attività della nostra Tessitura poggia le sue radici in questa tradizione plurisecolare. Nel 1897 Ernesto Trevisani, sulla “Rivista Industriale e Commerciale di Venezia e Provincia” documenta la fama conquistata dalla ditta Bevilacqua per gli eccezionali damaschi, broccati e i cosiddetti soprarizzi, cioè i velluti controtagliati con ornamenti a rilievo su fondo d’oro, d’argento e di raso. “Bisogna convenire” scrive Trevisani “che in questo splendido tipo la Casa Bevilacqua gode meritatamente la riputazione di essere la migliore produttrice e di gareggiare con qualche vantaggio coi prodotti esteri”.

Nel 1711 viene eretta la scuola per l’arte degli artigiani che lavorano i metalli preziosi, accanto alla chiesa di San Stae di Venezia. Sulla facciata del grazioso piccolo edificio di stile tardo barocco, campeggia ancora oggi l’iscrizione “Scola dell’arte tiraoro e battioro 1711”. Un’arte, quella di ridurre l’oro o l’argento in fili per tessere stoffe preziose e ricami, che aveva quindi la sua sede nel Sestriere di Santa Croce.

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Scoletta dell’arte dei battioro e tiraoro, Venezia

La produzione dei tessuti auroserici

Si racconta che poco prima dell’XI secolo, durante il principato del Doge Vitale Faliero (1084-1096), l’imperatore d’Occidente Enrico IV visitò Venezia per venerare il corpo di San Marco. Al suo seguito c’era Antinope, un abile tessitore greco specializzato nell’arte della seta, il quale realizzò una veste in seta e filato d’oro per una dama di cui l’Imperatore si era invaghito.

In quell’occasione, uno scritto dell’epoca menziona le figure chiave nell’arte della lavorazione dei metalli nobili per la tessitura: i battiloro, i tiraoro e i filaoro.

I battiloro sono gli artigiani che battono l’oro a colpi di martello riducendolo in foglie sottilissime, fino ad uno spessore di un decimillesimo di millimetro che vengono poi tagliate.

I tiraoro, si occupano di tirare i metalli preziosi così da ridurli a lunghi fili sottilissimi, facendoli passare con forza attraverso filiere di fori circolari di misure decrescenti.

Infine i filaoro sono addetti ad avvolgere le lamine e i fili d’oro e argento attorno a una fibra tessile, specialmente seta, ad elica più o meno stretta. Gli antichi usavano oro puro, ma dal secolo XIII fino al XVI, sottili lamine di argento o argento dorato.

Era poi compito delle tessitrici produrre le stoffe seguendo un procedimento manuale, realizzando broccati, damaschi e velluti con i filati in metallo pregiato. Tra questi, una delle tecniche più particolari era l’allucciolatura, un vero e proprio virtuosismo tessile.

Ma questi tessuti preziosi vengono prodotti anche oggi.

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Laboratorio di battiloro (1784, Encyclopédie Diderot d’Alembert)

L’abito di importanti stilisti italiani con il velluto veneziano di Bevilacqua

Occasionalmente, riceviamo commissioni per la realizzazione di tessuti esclusivi con fili d’oro puro.

È quello che è successo nel 2012, quando abbiamo realizzato l’abito che vedete nella foto per importanti stilisti italiani. Collaboriamo con loro dal 2000, e in questa occasione avevano scelto uno dei disegni presenti nel nostro archivio.

Il motivo che vedete sul vestito era stato usato, originariamente, per l’arredamento di una chiesa. Gli stilisti italiani lo hanno scelto per realizzare un abito couture apparso sul numero di Vogue di Settembre 2012 dedicato all’alta moda italiana e al suo rapporto con il futuro.

Questo abito di lusso è la testimonianza di come le tradizioni più antiche di Venezia possano ancora brillare oggi, e noi continueremo a tramandarle nel tempo.

Monica Bellucci abito Dolce&Gabbana | Tessitura Bevilacqua
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