Agli inizi del XX secolo, vengono conferiti alla nostra Tessitura una serie di importanti riconoscimenti. Tra questi spiccano la medaglia d’oro all’Esposizione Universale di Bruxelles nel 1910 e il Gran Premio all’Esposizione Internazionale di Torino del 1928.
Anche grazie a questi premi e alla fama guadagnata, nascono fruttuose collaborazioni con la Chiesa per la fornitura sia di tessuti per l’arredamento sacro che paramenti liturgici.
Chiese, basiliche, conventi, lo stesso Vaticano si impreziosiscono con velluti ed altri tessuti pregiati firmati Bevilacqua tanto che nel 1953 riceviamo l’attestato di “fornitore pontificio” da papa Pio XII e, nel 1959, da papa Giovanni XXIII.
I motivi iconografici sono ripresi dal passato e spesso miscelati in un eclettismo di stili. Decori bizantini, gotici, rinascimentali, barocchi, neoclassici entrano nell’arredamento liturgico, con l’inclusione di elementi tipici del simbolismo paleocristiano.
Ancora oggi conserviamo, nel nostro archivio storico, i campioni di questi tessuti, ciascuno ricco di storia e bellezza.
Velluto soprarizzo per l’Abbazia di Praglia
Per i monaci benedettini dell’Abbazia di Praglia (Padova), nel 1934 abbiamo creato un prezioso velluto soprarizzo di seta color avorio su fondo oro. Il decoro, con struttura cinquecentesca, è ricco di simboli paleocristiani, combinati armoniosamente con gli stemmi che identificano i committenti:
- l’agnello pasquale raggiato rappresenta Gesù nel suo ruolo sacrificale;
- grappoli d’uva simboleggiano il sangue di Cristo;
- l’ancora, ossia la salda certezza della fede, con il delfino, simbolo di salvezza in quanto si credeva che i delfini salvassero i marinai dai naufragi, riportandoli a galla per farli respirare;
- il pellicano eucaristico è l’allegoria del supremo sacrificio di Cristo, in quanto vi era l’errata credenza che i pellicani adulti si lacerassero il torace per nutrire col loro sangue i pulcini, ricordando in questo Gesù crocifisso trafitto al costato da cui sgorga il suo sangue, fonte di vita per gli uomini;
- le chiavi pontificie, simbolo papale perché rappresentano San Pietro, primo papa, al quale sono state affidate le chiavi del Regno dei Cieli;
- due scudi incrociati dei quali uno, simbolo dell’ordine benedettino, porta la doppia croce patriarcale con la scritta PAX e tre monti, mentre l’altro ha una stella a sette punte, simbolo dell’Abbazia stessa.
Una pianeta (il paramento liturgico indossato dal religioso che celebra la messa) realizzata con questo velluto venne esposta alla Mostra di Arte Sacra tenutasi a Roma nel 1934.
Velluto soprarizzo per la Basilica di Santa Giustina di Padova
Sempre per i monaci benedettini, ma di Santa Giustina di Padova, è un altro velluto soprarizzo in seta cremisi, realizzato per il presbiterio della Basilica nel 1934.
La struttura compositiva è data da tralci di foglie e fiori di melograno e, al loro interno, spiccano le iniziali dei santi che fanno parte della storia della basilica.
Leggiamo così le lettere “S.IV” riferite a Santa Giustina, “S.PR⁰” per San Prosdocimo e “S.LU”, San Luca evangelista, dei quali sono conservate le reliquie all’interno della chiesa. Si notano anche le iniziali di San Benedetto abate, “S.BeN”, fondatore dell’ordine e il monogramma MR, riferito alla Madonna. È inoltre riconoscibile lo scudo con la croce patriarcale, i tre monti e la scritta PAX, simbolo dell’ordine dei benedettini.
Paramenti sacri per il Collegio Pontificio Greco
Questo velluto soprarizzo in seta verde oliva è stato commissionato per i paramenti sacri del Collegio Pontificio Greco di Roma negli anni 30.
Su una struttura a più cerchi, di ispirazione medievale, sono inseriti simboli araldici e paleocristiani. Oltre all’agnello, simbolo di Cristo, è visibile una croce greca i cui bracci terminano con tre ghiande.
All’interno dei tondi più piccoli, si nota lo stemma di papa Pio XII (1939-1958), che commissionò il tessuto, sovrastato dalla tiara e dalle chiavi papali. Così come l’emblema araldico Francescano, con due braccia incrociate, una nuda di Cristo, l’altra di Francesco vestita con il saio, dalle quali si erge una croce latina. Il significato attribuito è la conformità di San Francesco a Cristo.
Negli spazi delimitati dai cerchi si notano due colombe che si cibano di grappoli d’uva, espressione dell’anima entrata nella pace di Dio e partecipe del convito eterno. Sono attorniate da tralci, che indicano la Chiesa universale.
Altri tessuti Bevilacqua nelle chiese italiane
Numerosi sono gli altri esempi di tessuti creati per la Chiesa che ancora oggi si possono ammirare. A Venezia, i sontuosi velluti soprarizzo della basilica della Madonna della Salute in rosso e oro con motivi floreali rococò, gli splendidi velluti multicolori della chiesa di San Zulian, caratterizzati da un’esplosione di elementi naturalistici tipici dei motivi “a giardino” e il velluto soprarizzo con gigantesco girasole della chiesa di Sant’Alvise.
Così come il Duomo di Caorle, deliziosa cittadina costiera in provincia di Venezia, sfoggia velluti tessuti a mano, confezionati nei primi anni 40. Si tratta del soprarizzo “Fioroni”, nelle tonalità del rosso e oro con elementi floreali di ispirazione barocca, altro esempio di motivo a giardino che si diffuse nel Seicento, quando le tecniche di tessitura permisero la realizzazione di motivi così ricchi di dettagli e colori e che oggi adornano anche le chiese italiane.
Duomo di Caorle – Galleria di immagini
Anche la Basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo ospita uno dei nostri velluti. Questa splendida chiesa, che venne edificata a partire dal 1137 e presenta strutture romaniche e sovrastrutture barocche, durante le celebrazioni del periodo natalizio viene abbellita con drappi in velluto rosso sul paliotto dell’altre maggiore e sui due pulpiti laterali. Si tratta del velluto Leoni Bizantini, nel colore granata. Il motivo di questo tessuto rappresenta due leoni a guardia dell’albero della vita, un simbolo che abbraccia numerose religioni e culture. La presenza di questo velluto riflette il legame tra la Basilica di S. Maria Maggiore e Venezia, con la sua arte anche tessile che ben si inserisce nel contesto artistico e liturgico della basilica.
Basilica di Santa Maria Maggiore di Bergamo – Galleria di immagini
Foto di copertina: Basilica di Santa Maria Maggiore, Bergamo